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Mettersi in scena con il Teatro dell’anima

Scritto da Dario Aquilina on . Postato in Attività, Eventi, News, Stage e seminari

Mauale di Teatroterapia

Ci siamo decisi, finalmente raccolte in un libro le lezioni del corso di teatroarte terapia del Teatro dell’Anima, presto anche in e-book.

C’est que un début, nuovi materiali stanno per essere pubblicati. 

Nella seconda parte canovaccio da usare liberamente per il proprio lavoro scritti da chi ha partecipato a questa grande avventura.

Il numero dei partecipanti al Teatrodentrotutti è di quasi 30.000 persone


 

Indice

11 introduzione

12 la teatroterapia

17 Autore attore regista spettatore

18 autore
21 regista
25 regista e improvvisazione 26 quanti attori
30 spettatore
32 un nemico

35 il teatrodentrotutti

39 la struttura
44 scegliere un testo
51 l’azione col pubblico
53 improvvisazione
57 siamo seri…
58 perchè il mito

63 psiche gruppo e simbolo

63 mente e corpo
66 corpo e simbolo 68 gesto come azione
72 ruolo del trainer

77 fare teatro con il teatro dell’anima

81 Il training psicofisico

82 partire dall’espressione
83 il training
86 Nuclei del lavoro di training

 

91 pillole di teatroterapia
95 in scena con il pubblico
105 Attore regista attore spettatore, come integrarli

107 il difetto dell’autore
108 il difetto dell’attore
109 il difetto del regista
111 il difetto dello spettatore
113 il senso di colpa e lo spettatore

117 non si solo teatro-arte-terapia
122 andare in scena

123 prossemica
124 lo sguardo
124 le inquadrature
126 la scena come tela da dipingere

131 il metodo concentrico e la costruzione dello spettacolo.

135 la prova generale e lo spettacolo
136 la replica

141 strumenti e fasi del laboratorio

 

149 seconda parte : I canovacci

151 Didone di Tina Volpicelli
162 l’esilio di cera di Riccardo Pisani
175 all’inferno e ritorno, Orfeo rock, di Donato Giliberti 190 Medea di Diana Facchini
206 il segreto della Spiga di Celeste Zaccaria
215 Mitra , il rito, di Delio Fusco
220 l’isola che nessuno abita, di Pina di Gennaro
233 Picnic in trincea, rid. Da F.Arrabal,
235 Demetra e Persefone
238 Le avventure di Ulisse

243 Appendice: il teatro dell’anima
267 Ringraziamenti
269 Bibliografia

ESTRATTO: LA TEATROTERAPIA

La teatroterapia

Il Teatro è venire alla luce, squarciare il velo del silenzio e della solitudine per mettere in gioco le proprie idee, le proprie relazioni, le proprie risorse a cominciare da:

Le idee: nel mondo di dentro si costruisce “un reale” in cui tutto è possibile, oppure impossibile, fino all’istante in cui ci si confronta con la realtà; il mondo interno viaggia alla velocità della luce per risolvere problemi e per distruggere ipotesi; in esso il reale accessibile è più facilmente legato a memoria, abitudini e contesto culturale che ad una concreta realizzazione. Eppure è proprio nel mondo interno che nascono le idee, le intuizioni, come soluzioni che sorgono da un magma interno e illuminano di nuova luce la realtà, perché memoria, abitudini, contesto e realtà non sono fissate per sempre ma, seguendo linee inafferrabili, evolvono continuamente.

Le relazioni: il mondo in cui siamo immersi nel presente è frutto della nostra comune storia e, involontariamente, siamo trascinati verso un futuro di cui sono scritti i contenuti di quello che accade, ma non i modi. Viviamo in un mondo in cui i gradi di libertà (rispetto a quello che sentiamo di voler fare e i legami di appartenenza (il rapporto con l’ambiente in cui siamo inseriti) si confondono, creando equivoci, ma anche possibilità.

Le relazioni in realtà siamo noi stessi nella nostra vita.
Ci muoviamo attraverso un IO che ci dà sensazione di vivere autonomamente, ma nella stessa parola “autonomo” (darsi una regola) appare l’adesione naturale alle leggi che consentono la nostra esistenza e che le danno spazio nel grande fiume della condivisione; solo qualche volta nelle anse di una coscienza soggettiva appaiono nuove soluzioni, per grandi o piccole che

siano.
Se le idee ricostruiscono all’interno di noi il mondo

esterno e il nostro posto in esso, le relazioni ci “agiscono”, ci nutrono, ci curano, ci danno le parole per parlare, le regole con cui essere autonomi, con cui scoprire i margini di uno spazio di autorealizzazione che tanto ci appartiene, (cioè è in sintonia con le nostre idee e le nostre relazioni), tanto fabbrica benessere, tanto al contrario determina il disagio di vivere, fino alla follia.

Le risorse: quando idee e relazioni hanno aperto lo spazio alla nostra azione e fluiscono liberamente le une verso le altre, allora emergono le nostre risorse: la capacità di risolverci nel mondo, sentendo voglia di vivere e capacità di farlo.

Sarebbe tutto facile se questi tre fattori – idee, relazioni, risorse – fossero statici, invece nulla è costante, fermo, definito: la fluidità, il cambiamento sono la natura stessa dell’essere, di un essere che non siamo noi da soli, ma tutto il processo di integrazione tra reti di soggetti, che si confrontano ed interagiscono in tutti i modi possibili, e idee, che sono il contributo che la cellula uomo dà al funzionamento di queste reti.

Le azioni: Il teatro parte dal tentativo umano di cercare di interpretare, capire, esprimere la straordinaria ricchezza del rapporto che mondo, viventi e uomini, hanno stretto fra di loro (fra di noi), dalla notte dei tempi, prima che esistesse il primo teatro e il primo uomo.

Guardando gli animali, osserviamo moltissimi comportamenti rituali e segnali di un gioco di ruoli e di risposta ai bisogni, che diventano a loro modo spettacolo: i comportamenti gerarchici all’interno delle comunità animali, la gestione del territorio, la comunicazione fra gli animali, i comportamenti per la riproduzione o per attirare l’attenzione…
I più belli, per me, sono i giochi di simulazione fra i genitori e i loro cuccioli, per addestrare i piccoli al mondo: quel teatro che dura solo poche settimane negli animali e invece negli umani dura decenni.

Il teatro parte da qui: racconta la storia dell’adattamento al contesto in cui si svolge la propria vita, racconta delle scoperte,

delle rinunce, delle vittorie e delle sconfitte, racconta storie, così come sono venute in testa ai loro autori (i sogni). Il teatro simula comportamenti, emozioni, eventi che sono intervenuti nella vita trasformandoli, mascherandoli, capovolgendoli.

In definitiva il teatro interpreta la storia della comprensione della identità fra l’uomo e il suo contesto, fra uomo e intero ecosistema, fra le sue idee e i suoi legami. La ricerca di questa comprensione ritorna nelle danze rituali, nelle invocazioni, nella tragedia, nei riti di guarigione o di propiziazione, come nella funzione rituale della maschera. La ricerca di identità fra uomo e contesto, fra uomo e sue radici è testimoniata anche nel linguaggio, come elemento profondo di auto-conoscenza: la radice hum – ham – hom, in indoeuropeo, identifica l’uomo (Homo) e la sua terra (humus), quella da cui nasce, quasi che non si possa distinguere, a partire dal soffio divino, ciò che è vivo dalla terra che lo ha generato. Anche nella tradizione celtica il circuito Re-terra determina il benessere dell’Umanità; e, quando alla madre viene tolta la figlia (come Proserpina a Demetra), la terra sprofonda nella carestia.

La chiave di questa drammaturgia appare legata alla possibilità di cogliere e comunicare le regole che consentono a ogni essere umano di comprendere il rapporto fra cielo e terra, e di ciò che di bello e di brutto ci accade, attraverso i segni, i simboli e i presagi, attraverso il sogno, il mito e le sue rappresentazioni, a partire da narrazione, danza, rito e arti.

A questo punto la parola “teatroterapia” appare pallida di fronte al valore antropologico e politico della funzione teatrale; il teatro stesso, nelle sue forme culturali, si deve confrontare con la sua funzione pedagogica:

  •  insegnare le vicende (come succedeva in India);
  • raccontare le storie delle comunità;
  •  tramandare i tesori che consentono di cogliere il modo per vincere il confronto fra fato, destino e la fragile vita umana;

interpretare, drammaticamente o provocatoriamente, i temi più duri della vicenda di una comunità: la vita e la morte, il ruolo dei sessi e delle generazioni, il bene e il male, la giustizia, il destino.

La valutazione: La bravura di autori, attori e registi di tutte le epoche, ci ha distolto dalla teatralità dentro tutti, dalla ritualità quotidiana, dal mito che i gesti di tutti gli giorni contengono, spostando la teatralità verso la sua professionalizzazione, invece che riconoscerla drammaturgia insita nei nostri sogni, nei nostri gesti:

 
  • nelle storie che raccontiamo, nelle feste a cui partecipiamo,
  • nel modo con cui “mettiamo in scena” i nostri bisogni (come la preparazione e il consumo dei pasti, la cura del corpo, la protezione dagli agenti esterni attraverso il vestire, etc.),
  • nei gesti con cui ritualizziamo piaceri, dolori, incontri, eventi.

Si tratta di imparare a valutare il risultato di quello che

facciamo, di fare di questa valutazione il terreno per il prossimo gioco, per la prossima impresa , quale essa sia, e non trasformarlo in paralisi e giudizio distruttivo.

Riannodare i fili dell’espressione, riconoscerne il valore, confrontarlo con gli altri, è il senso delle esperienze di teatroterapia. Vogliamo raccontarla attraverso la magia delle esperienze stesse e attraverso le teorie che sottostanno: le esperienze sono canovacci che si riempiono dei contenuti che i partecipanti portano, le teorie sono le ipotesi che servono a fare in modo che ogni partecipante trovi il proprio posto, per affinare la propria capacità di esprimersi e di emozionarsi delle emozioni degli altri.

nelle storie che raccontiamo, nelle feste a cui partecipiamo,

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